MONTE PELMO: LA VIA NORMALE

Lunghezza: 26km 

Dislivello + : 1670m

Quota partenza (m): 1500

Quota max/vetta (m): 3168

Esposizione: Est

Grado: F+

Il Monte Pelmo è uno dei più poderosi colossi delle Dolomiti. 

Per la sua forma caratteristica è sempre ricordato come “al Caregon de ‘l Padreterno”, cioè il trono di Dio, e oppone al pretendente una via normale che non va assolutamente affrontata con leggerezza, sia per il notevole dislivello che per le difficoltà tecniche. La salita alla cima risulta nel complesso molto interessante, grazie agli scorci che si possono godere lungo la cresta finale e all’incredibile ambiente della cengia intitolata a Sir John Ball, primo salitore della montagna e famoso pioniere dell’Ottocento.

ATTENZIONE

 La via normale, pur non presentando difficoltà alpinistiche di rilievo, va trattata con estremo rispetto. È infatti nota per la famosa “Cengia di Ball” che taglia parte del suo versante meridionale. Lunga quasi 1 km, la cengia è sempre molto stretta (da 1 metro a 50 cm) ed è estremamente esposta. Presenta inoltre numerosi, anche se brevi brevi, tratti di arrampicata (II+) che ne fanno un percorso adatto ad escursionisti esperti, dotati di un minimo di familiarità con l’alpinismo.

ITINERARIO

Lasciata l’auto a Zoppè di Cadore (1461m), percorrere la rotabile 456 fino a un promontorio a quota 1799 m, dove la strada piega a nord e appare improvviso il Pelmo.

Proseguendo un poco, si comincia ad intravedere su un minuscolo colle il Rifugio Venezia, raggiungibile in pochi minuti (1946 m; 1 ora da Zoppè).

Dal retro del Rif. Venezia (1946 m) si risale il sentiero 480 in direzione NO, prima su terreno coperto da mughi e poi su ghiaione, e si giunge così alla base dell’altissima Spalla Est. Prima di raggiungerla si trova un bivio: sulla destra, verso N, continua il sentiero 480 (sentiero Flaibani) che porta a Forcella di Val d’Arcia; a sinistra, invece, un sentiero meno marcato, ma comunque evidente, punta direttamente alla base delle rocce, raggiungendole in corrispondenza di una paretina gradinata di roccia chiara (2100 m; ore 0.20 dal rifugio).

Superata senza grandi difficoltà la breve parete, si raggiunge così la bancata con la quale ha inizio la famosa Cengia di Ball, che attraversa orizzontalmente l’intera parete Est.

Si comincia quindi a percorrere la lunga cengia in direzione S, lungo cornici roccioso-ghiaiose e tracce di sentiero, oltrepassando le rientranze formate da tre successivi canalini dove, nei tratti meno facili, si trovano infissi chiodi per eventuali manovre di assicurazione. Il primo passaggio che obbliga – non senza qualche preoccupazione – ad abbassarsi rispetto alla tracciato di cengia, è il cosiddetto “Passaggio dello Stemma” (è presente una targa commemorativa), attrezzato comunque con chiodi per chi volesse fissare delle corde.

Il secondo passaggio si trova invece poco oltre la metà della cengia, ed è un bloccato da una voluminosa sporgenza e da una brevissima interruzione della cengia stessa, superabile però abbastanza facilmente se ci si riesce ad assicurare con le mani alle buone prese presenti a destra e a sinistra della sporgenza stessa. In caso contrario, è comunque presente una corda (abbastanza bassa, però, rispetto alla sporgenza) che consente di superare il passaggio in sicurezza.

Nel fondo dell’ultimo canale, infine, si trova il passaggio chiave della cengia, il Passo del Gatto, dove una sporgenza della roccia costrinse Ball a procedere carponi, strisciando nella bassa spaccatura orizzontale della roccia. In tutti e tre i passaggi sono comunque presenti chiodi su cui attrezzare ulteriori corde fisse.

Dopo questo tratto la cengia diviene più agibile, anche se sempre aerea ed esposta, e si conclude sul bordo inferiore del Valòn, un enorme vallone detritico compreso fra le due spalle del monte. È a questo punto che comincia il dislivello: il carattere della salita cambia infatti in modo radicale, e la traccia – segnata da numerosi ometti – conduce attraverso il ghiaione con numerosi zig zag fino ad arrivare a quota 2700 m circa sotto una fascia di salti rocciosi che collega la Spalla Sud alla Spalla Est. Seguendo la traccia e gli ometti, si superano quindi alcuni gradoni (I° e II°) e si raggiunge il circo superiore (il Vant), non visibile dal basso.

A questo punto si risale diagonalmente il Vant verso O (in direzione, cioè della sella di sinistra), e a quota 3000m circa si raggiunge l’arcuato ciglione occidentale del monte che unisce la sommità alla Spalla Sud del Pelmo. Piegando quindi a NNE, si percorre un breve tratto di cresta, indicato ancora una volta dalla traccia e dagli ometti, che offre gli ultimi adrenalinici momenti di esposizione: un passaggio sul filo della cresta con impressionante vista sul vuoto da entrambi i lati (attenzione al vento), e un passaggio di arrampicata per superare un salto di roccia verticale di poco meno di 2 metri. Ed ecco che, dopo pochi minuti, si giunge in vetta (3159 m), da dove è possibile godere di un panorama mozzafiato.

La discesa si svolge lungo la via di salita.

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