LA FERRATA DELLE AQUILE

Partiamo con gli impianti di risalita da Andalo alle 9 di mattina per evitare la ressa d’agosto. La giornata promette bene, il cielo è sereno e l’aria frizzante. Giornata ideale per godere al meglio del panorama che questa ferrata offre. Arrivati in cima Paganella scendiamo seguendo il  suggestivo sentiero delle Aquile.
Già questo tratto attrezzato con cordino richiede attenzione e prudenza e ci regala un primo sguardo sulla vallata. Arrivati alla grotta non manchiamo di far suonare la campana dei sogni e fare una sorsata alla fonte dell’eterna giovinezza, non promette miracoli ma male non ci fa! La partenza della ferrata è ben segnalata e totalmente immersa nei mughi profumati della Paganella.
Ci imbrachiamo, indossiamo il casco, controllo e via!! Il primo tratto è uno stretto sentiero che ci porta a sovrastare il canalon Battisti, inizialmente il percorso è piuttosto facile seppur fin da subito piuttosto esposto. Avvistiamo un camoscio solitario che sembra osservarci dal ghiaione in basso. Proseguiamo il nostro tragitto che piano piano si fa sempre più impegnativo e spettacolare. Arrivati alla “Traversata degli Angeli” il paesaggio che si apre sotto di noi lascia letteralmente senza fiato. I Laghi di Lamar sono 2 smeraldi che spiccano nel verde dei prati e il lago di Garda si fonde con l’orizzonte.

Questo traverso strapiombante inizia a farci sentire un po’ di sforzo sulle braccia. Iniziamo la discesa verticale inizialmente è appoggiata, poi un po’ più lunga ed ostica. È ben attrezzata da staffe d’acciaio a parte i primi passi che richiedono un po’ d’attenzione. Si riprende la traversata fino ad arrivare alla “Conca d’oro” caratterizzata dalla roccia giallastra, qui si alternano tratti strapiombanti ad altri di comoda cengia. Comunque l’impegno fisico c’è soprattutto per la lunghezza.
Si torna a “volare” aggirando lo spigolo della Cengia di Terlago un passaggio particolarmente esposto.
Sotto di noi la Valle dei Laghi e la Valle dell’Adige continuano a dare bella mostra di sè. Da qui arriviamo al primo dei due ponti tibetani, l’attraversamento è un misto d’adrenalina e felicità. Ma fidatevi, se siete arrivati fino a qui, vi godrete la passeggiata sospesa senza alcun timore.

Il ponte tibetano

Dopo una breve sosta di rito al libro della Via, ci troviamo ad affrontare il tratto finale: il più temuto con l’uscita estrema.

L’ultima variante realizzata dal titolo “Il volo dell’Aquila”

La scala a chiocciola sospesa nel vuoto mette a dura prova anche i più temerari. Salendo i primi 5 scalini il movimento dato dal peso e dal venticello fa venire il fiato corto. Siamo completamente sospesi sopra la Valle dell’Adige ed un senso d’onnipotenza mi fa credere che superata questa posso fare qualsiasi cosa.
È l’ultimo tiro, dopo la seconda scala a ricordarmi quanto senza preparazione ed un buon allenamento è la montagna a vincere, sempre.

La scala a chiocciola

A 3 metri dalla cima con solo un cordino d’acciaio, le braccia doloranti e le mani distrutte mi blocco completamente. Fatico a trovare un appoggio e se non fosse per l’aiuto del buon Roby, mio compagno di ferrata, probabilmente avrei fatto veramente fatica a raggiungere la vetta.
Ad ogni modo la soddisfazione arrivata sul Trono dell’Aquila è immensa. Quasi quanto la fame che dopo un rientro in salita al Rifugio la Roda viene sapientemente saziata da Gigi e il suo staff. Un ottima padella della Roda accompagnata da una weizen media ampiamente meritata.

ACCESSO:

Si raggiunge Andalo, in provincia di Trento, e si parcheggia nei pressi degli impianti sciistici. Utilizzando gli impianti di risalita si raggiunge la località Paganella la Roda. In alternativa, si può parcheggiare in località Santel, poco a monte di Fai della Paganella sulla SP 64, e da lì salire per il sentiero 602 (2 ore).

Per info: https://www.visitdolomitipaganella.it/it/vie-ferrate#ipd=20538942&zc=12,10.96792,46.14853

 

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