Buongiorno Donne di Montagna!
Io sono Federica Corona, una ragazza di Milano che negli ultimi anni ha capito che la città le stava stretta (un bel paradosso) e ha voluto rimettersi in gioco trasferendosi tra i monti.
La passione per la montagna mi ha spinta ad intraprendere un nuovo cammino e da poco sono diventata Accompagnatore di Media Montagna. Insieme a Marta Cavallari, anche lei Accompagnatore di Media Montagna, videomaker e autrice di tutte le bellissime foto che vedrete, mi sono trasferita in Trentino. Con le mie parole e le foto di Marta vorremo provare a raccontarvi i tanti posti meravigliosi che vediamo nei nostri giri esplorativi.
La cosa bella di essere in un posto completamente nuovo è che non hai aspettative e non hai pregiudizi, torni ad avere gli occhi e la curiosità di un bambino con cui ammirare le meraviglie che solo la natura sa regalare.
Si studia la cartina, si leggono recensioni, si esplora, si osserva, si analizza, si può rimanere incantati e qualche volta, perché no, anche un pochino delusi, ma quello che continuo ad imparare è che vale sempre la pena vedere un posto che non si conosce, vale sempre la pena andare ad esplorare, perché ogni volta aggiungo un po’ di esperienza al mio bagaglio personale e questo mi aiuta a crescere come persona, come donna.
A metà novembre siamo andate al Rifugio Roda di Vael, sulla sella del Ciampaz a 2283m, nel gruppo del Catinaccio. Sveglia, colazione e via verso la Val di Fassa. Abbiamo lasciato la macchina a Vigo di Fassa dove parte il sentiero n.547 che attraverso boschi e strade forestali in due ore e mezza circa ci ha portate prima alla Malga Vael (da qui il sentiero diventa il n.545) e poi al nostro rifugio.
La vista che si apre è meravigliosa, l’occhio spazia dal Lagorai, alle Pale di San Martino, alla Marmolada, al Sella e alle Cigolade. Per non parlare delle imponenti pareti del Catinaccio che ci hanno sovrastato per tutta la nostra escursione.
Sapete come si chiama il Catinaccio in tedesco? Rosengarten, giardino di rose! Il nome è legato alla leggenda di Re Laurino, sovrano del popolo dei nani, che teneva un bellissimo giardino di rose fra le rocce della montagna. Un giorno il Re dell’Adige organizzò una festa in onore della figlia Similde ma non invitò Re Laurino che, offeso, decise di partecipare lo stesso alla cerimonia. Appena vide la bella fanciulla se ne innamorò e decise allora di rapirla. I soldati del Re dell’Adige riuscirono a trovare il regno del sovrano dei nani a causa del suo giardino di rose; allora Re Laurino, convinto che le sue rose lo avessero tradito, lanciò loro una maledizione: né di giorno, né di notte nessun occhio umano avrebbe più potuto ammirarle.
Si dimenticò però del tramonto e dell’alba, ecco perché il Catinaccio in questi momenti si colora di rosa come un giardino di sublime bellezza. Da qui il fenomeno dell’Enrosadira, che tradotto dal ladino significa diventare di color rosa.
Ci siamo godute a pieni polmoni la bellezza di questi paesaggi e dopo una sosta ristoratrice abbiamo ripreso la via del ritorno.
La prossima volta dove andremo?!