Mirta Del Favero, esperta in comunicazione digitale, social media marketing e digital PR, ha fatto una scelta controcorrente sia di vita che professionale. Nata e cresciuta in Cadore, alle pendici del Monte Antelao, dopo aver studiato a Bologna, vissuto sia a Toronto che a Miami, e lavorato in Romagna, ha scelto di ritornare tra le sue montagne perché crede che anche da qui, tra le crode, si possa lavorare valorizzando il proprio territorio. Insomma le Donne di Montagna non sono solo quelle che fanno l’8a…
Mirta, ci racconti la tua scelta di vita?
Troppo montanara per essere cittadina ma troppo cittadina per essere montanara, è per questo che mi definisco una “Heidi cosmopolita”. Nata e cresciuta alle pendici del monte Antelao (Cadore-DOLOMITI), ho vissuto a Bologna per l’Università, a Toronto per studiare inglese e a Miami per spendere tutti i risparmi che avevo messo nel salvadanaio. Rientrata in patria scelgo la Romagna come terra di adozione e dopo 12 anni passati tra Sangiovese e cappelletti, decido di ritornare nel mio rifugio tra il profumo dei miei boschi e il silenzio delle mie crode… proprio lì… nella Valle dove tutto ebbe origine.
Dopo un Master in HR, ho iniziato la mia carriera lavorativa nella formazione aziendale, per poi approdare nel commerciale e nel marketing di aziende tessili, culminando il mio percorso professionale nel settore della comunicazione. Nel 2011 ho aperto la mia partita Iva e da allora mi occupo di comunicazione online, social media marketing e digital PR.
Quali sono le tue più grandi passioni?
Lo sport e la moda, le mie due grandi passioni, sono poi casualmente state le mie prime esperienze lavorative come free lance, la mia prima cliente moda è stata DALALEO e il mio primo cliente sport è stata l’agenzia di comunicazione della ISMF – International SkiMountaineering Federation con cui ho lavorato per 5 anni e ho seguito 5 Coppe del Mondo, vari Europei e vari Mondiali. Ricordo ancora la mia prima intervista a Kilian, nella biblioteca di Trømso.
Poi sul mondo outdoor sono arrivati a cascata gli altri eventi di trail, climbing e mountain bike, e per il mondo moda sono arrivati gli altri clienti di abbigliamento, scarpe e accessori.
Hai poi fatto una scelta controcorrente dicevamo.. come mai?
A 18 anni ho deciso di scoprire il mondo, perché le mie montagne erano come una prigione, sia psicologica che sociale, che non riuscivano a dissetare la mia sete di vita e di curiosità nei confronti del mondo, poi a 35 ho deciso di tornare e sono diventate la mia tana, la mia terapia. Ho detto due volte di no a due importanti e prestigiose proposte lavorative su Milano, perchè ho sempre dato la precedenza alla mia qualità della vita e la vicinanza alla natura: o mare o montagna, questa è stata la mia fortuna.
Con che Brand del mondo outdoor hai collaborato e stai collaborando?
Il nome dei brand con cui ho collaborato in passato sono Scarpa e Karpos, con cui collaboro tutt’ora durante alcuni eventi di Trail e Ski Mountaineering.
Durante questa emergenza sanitaria, è cambiato il modo di comunicare dei brand, ci sono esempi virtuosi ed altri meno, cosa ne pensi ?
I brand più importanti italiani si sono dimostrati all’altezza del loro nome, con attività diverse, chi più creative, chi più sociali e chi più commerciali. Poi ci sono altri brand invece che non hanno fatto praticamente nulla ma in linea di massima, essendo l’argomento outdoor piuttosto delicato considerata la non chiarezza del decreto e i famosi 200 metri… Non c’è, a mio avviso, nessuno degno di nota negativa in questo mondo.
I social sono importantissimi per le aziende, se si aprono nuovi canali, vanno anche giustamente presidiati con un piano editoriale dei contenuti, la reputazione on line è fondamentale, in questo periodo cosa dovrebbero fare i brand sui social?
La reputazione online è molto importate, anzi, fondamentale per ogni brand che si rispetti. Qualche volta sfugge il fatto che la presenza sui social implichi anche un certo presidio e la prima “accoglienza” come customer care. Se decidi di esserci, deve esserci sempre! Questo lockdown credo permetta di fare pulizie e concentrarsi sulle cose che vogliamo essere e cosa vogliamo rappresentare veramente: i brand hanno migliaia di possibilità di comunicazione, lo scenario futuro è alquanto incerto ma sulla comunicazione online e digital sfido chiunque a dire che è finita. Anzi. È proprio dalle potenzialità di questa modalità che si potranno attuare progetti originali e attività che nessuno al momento aveva ancora valutato.
Per te che sei una libera professionista, quanto è difficile lavorare in questo periodo e cosa prevedi per il futuro delle Partite Iva?
In tutta sincerità a me è cambiato solo il fatto che non devo svegliarmi alle 4 per essere a Milano alle 10 quando ho qualche meeting importante… o che non mi devo fare migliaia di km in un weekend per seguire un evento: nel senso che, fortunatamente, non ho mai smesso di lavorare, ovviamente in smart working che già attuavo prima del lockdown. Le trasferte però mi mancano, mi manca viaggiare, mi manca il contatto fisico con i clienti, mi manca quell’energia e quella “botta di vita” che ti da una città come Milano. Purtroppo mi è saltato un evento a luglio importante e spero non ne saltino degli altri, ma avevo già pianificato di inserire qualche cliente nuovo e così ho fatto.
Come sarà secondo te la nostra estate in montagna? Potremmo andare in rifugio?
Io sono ottimista e con qualche cliente stiamo già lavorando sulla riapertura con dei progetti ad hoc super carini, le precauzioni non saranno mai troppe, sicuramente i protocolli dedicati alla sicurezza saranno rigidi ma i rifugi sono già di per sé dei luoghi sicuri, con tutta le regole che già devono rispettare. Quindi sì, ci andremo, ognuno con le sue paure e le sue sensibilità, pensando alle famiglie, alla formazione del personale, agli sportivi, ai giovani e ai meno giovani, dobbiamo sentirci sicuri come a casa. Ma sono sicura che una volta che raggiungeremo la nostra meta, vicina o lontana, alta o bassa, sarà come innamorarsi di nuovo, abbracciati dalla Dolomia.