IL NULLA CHE DIVENNE TUTTO

Prima di partire per il Nepal, nel novembre scorso, mi è stato proposto di scrivere un articolo sul mio viaggio al Santuario dell’Annapurna (in sigla ABC, Annapurna Base Camp, a quota 4.130 metri). Durante il percorso ho pensato e ripensato, ma non sapevo cosa avrei potuto scrivere,  poi ho capito il perché… avevo ancora nel cuore il trekking attorno al Manaslu dell’anno precedente..

il Manaslu

E infatti è stata grande la differenza dal Manaslu al Santuario dell’Annapurna. Salire scalinate interminabili verso l’ABC è stata un’esperienza nuova, particolare e mi è piaciuta molto; gli scalini mi permettevano di proseguire con ritmo cadenzato senza sentire troppo la fatica.

L’interminabile scalinata

Anche trovarsi davanti al massiccio di 8.091 metri dell’Annapurna ha avuto il suo fascino, ma questa zona del Nepal non era quello che avevo conosciuto negli anni precedenti; troppo “commerciale”, troppi lodge, niente monasteri, fiumi di turisti, come essere ad una fiera.

Annapurna Base Camp

Si sa che il Nepal, e soprattutto la capitale Kathmandu è, caos, traffico caotico, smog, sporcizia, ma per me il Nepal è qualcosa di più sottile, profondo ed affascinante. Forse perché al di là del trekking ho sempre abbinato il viaggio ad un’ esperienza di solidarietà in villaggi remoti.
È qui che vivo il mio vero Nepal.

Villaggi costruiti su terrazzamenti che si mescolano alle coltivazioni di riso, miglio, colza, tipiche nelle zone del Solokhumbu e Kavre, dove si vive lontano o in assenza di ogni confort, ma proprio per questo si apprezza il nulla che in questi momenti diviene il tutto. Poter osservare la gente dei villaggi che coltiva ogni singolo appezzamento, utilizzando i buoi per arare, mezzi rudimentali per lavorare, vivendo semplicemente con i frutti della terra. Dove le persone sono felici di donarti ciò che possiedono, anche se “poco per noi”, e troppo prezioso per loro, ma proprio per questo ne apprezzi il dono. Bambini che collaborano con la famiglia, e che giocano senza alcun giocattolo.

Un villaggio in nepal

Qui non siamo ad alte quote, tipiche della catena Himalayana, ma i percorsi lungo i terrazzamenti sono comunque più scomodi dei nostri classici sentieri e formano quasi un labirinto in verticale. Ecco che non è poi così scontato raggiungere il fiume che scorre in fondo alla valle. Fiumi attraversati da lunghi ponti tibetani, alcuni nuovi, altri ancora vecchi. Fiumi che portano ricchezza a queste popolazioni e contemporaneamente la sensazione che possano trascinare via la stanchezza che questo stile di vita impone. Risalire poi, risulta allo stesso modo assai complicato, visto che non esiste un vero e proprio sentiero; a noi però il vantaggio di poter indossare scarpe adatte e non ciabatte, magari bucate.

Lontano dai trekking più conosciuti, anche qui si vive la magia del Nepal e solo calandosi nella realtà si possono percepire e capire le emozioni descritte da un’altra persona.

L’augurio è che un giorno questi luoghi semplici, il fascino del territorio, la gente, possano farvi vivere un momento della vita, semplicemente con il vostro IO.

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