FRAVORT, RENATA E TELEMARK

Fine marzo. Sono in macchina con Renata la nostra meta è il Fravort dal rifugio 5 Valli sopra Roncegno, in Valsugana. Una gita con esposizione sud, non difficile. Renata è alla sua prima uscita del 2006, quest’inverno, non è stata molto bene, alla faccia del vaccino antinfluenzale! E in più utilizza la tecnica telemark. Tecnica che padroneggia molto bene in pista ma che su terreno non battuto la fa soffrire non poco; non solo in salita, dove fatica moltissimo ma anche in discesa che per lei rappresenta una continua battaglia condita da rovinose cadute e questo la porta ad avvilirsi.

Sabato sera le propongo quest’uscita lei, dopo un’attenta lettura dell’itinerario e una occhiata alla carta, accetta di buon grado con un’unica condizione: Di non partire troppo presto.

Arriviamo al rifugio 5 Valli, chiuso durante al stagione invernale, ci prepariamo velocemente e partiamo.

Renata davanti e io dietro, il suo ritmo è lento ma decisamente costante. Buon segno. Raggiungiamo e superiamo un piccolo gruppetto di scialpinisti diretti alla nostra stessa meta, proseguiamo tracciando in un bel bosco di conifere interrotto, ogni tanto, da piccole radure costellate da meravigliosi baiti ristrutturati.

La nostra salita continua lenta ma costante, il sole ormai alto riscalda e sono un po’ preoccupato per la discesa se la neve molla eccessivamente per Renata sarà dura. La osservo: lei sale lenta ma decisa.

Renata verso la cima

Poco dopo più di un’ora siamo definitivamente in campo aperto e ci fermiamo a riposare nei pressi di un piccolo baito posto ai piedi della dorsale finale. Qualcuno sta già scendendo le linee lasciate sulla neve fanno ben sperare: la neve tiene.

Si riprende a salire, ora la traccia non è più obbligata e la dorsale si fa via via più ripida Renata fatica, io traccio più dolce per favorire il suo incedere, lei segue anche se spesso fa di testa sua e questo suo modo di fare mi fa arrabbiare, vorrei sbottare, ma so che non risolverei nulla quindi sto zitto e la incinto. Ormai manca poco, un ultimo sforzo e siamo in cima.

La vedo contenta, serena e questo mi rinfranca. Ci rifocilliamo e ammiriamo il panorama che spazia dai monti della Valsugana alle Dolomiti e poi ci prepariamo a scendere.

Decido per la via più diretta, un bel pendio subito sotto la croce di vetta che ci porterà in una vallecola che reputo protetta dai raggi del sole e quindi ancora in buone condizioni ma Renata non ci sta. Secondo lei è troppo ripido e non si fida, a malincuore desisto e mi avvio lungo l’itinerario di salita. Un paio di curve di assaggio: la neve tiene un lungo diagonale a destra e ci portiamo sopra la dorsale SO, sotto di noi un bel pendio dalla pendenza uniforme anche se non troppo accentuata al suo termine il piccolo baito isolato incontrato durante la salita.

Renata in discesa

Scendo, la neve porta e le curve si susseguono rapide e veloci poi penso a Renata e mi impongo di fermarmi. Mi giro, la guardo partire, sono in ansia, memore di tutte le sue precedenti esperienze mai troppo felici. Parte dritta senza accennare al movimento a telemark poi si decide e ……………… una , due, tre …. una lunga serie di curve telemark ben fatte, sicure e precise.

Si ferma vicino a me, la guardo sbuffa ma è contenta e io più di lei, non aspetta sorride e riparte sempre a telemark sempre più sicura.

Scatto alcune foto e la raggiungo è visibilmente contenta mi da un bacio e scappa via verso la fine della pala e il solitario baito.

Ci fermiamo nuovamente non dico nulla i suoi occhi parlano e ciò che vi leggo mi soddisfa. Un sorso di gatorade …ahhh come si farebbe senza ….. poi via di nuovo verso valle, purtroppo da qui in poi la discesa offrirà solamente qualche scampolo di buona neve e per il resto sarà unicamente un lento calare a valle.

Ci sono state altre gite alcune facile altre più impegnative, alcune con Renata altre senza. Ho piacevoli flashback ma quella sequenza di curve a telemark, quello sguardo felice e finalmente soddisfatto sono il miglior ricordo della mia stagione invernale 2006.

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