COME SI PREPARA LA MARCIALONGA

Una giovane donna amante dello sport, ma non agonista, l’anno scorso decide di provare per la prima volta a fare la Marcialonga di Fiemme e Fassa: 70 km con gli sci da fondo. E in questa intervista ci spiega le emozioni e le sensazioni nel cimentarsi in una manifestazione così impegnativa per la seconda volta.

Lei è Enrica Vanzetta, 33 anni di Tesero (Val di Fiemme), graphic designer.

Da quanto vai con gli sci da fondo?

La prima volta che ho fatto sci di fondo avrò avuto circa 3 anni; era un’attività domenicale che svolgevo con i miei genitori e mia sorella. Ho proseguito fino alla prima media, partecipando ai corsi organizzati dalla scuola ma non ho mai preso parte alle gare, ad eccezione di due edizioni della Minimarcialonga. Non ho uno spirito competitivo, ho sempre vissuto lo sport come un gioco. Poi dai 12 anni ho abbandonato completamente gli sci stretti, per riprenderli solo due anni fa in un attacco di nostalgia, dopo una pausa di ben 20 anni!

Perchè hai deciso di fare la marcialonga ?

Sono sempre stata affascinata dalla Marcialonga, che ho vissuto da spettatrice a bordo pista fin da bambina, ma mai avrei imaginato di partecipare. Poi due anni fa l’idea ha iniziato a prendere forma nella mia testa, galvanizzata sicuramente dall’esperienza vissuta grazie al mio studio, che per 6 anni ha seguito Marcialonga nei progetti grafici e di comunicazione. Questo mi ha portato a viverla più dall’interno, a percepire l’entusiasmo dei partecipanti al punto da invidiarlo.
In quel periodo attraversavo un momento difficile della mia vita e ho pensato che darmi un obbiettivo sarebbe stato un ottimo stimolo e un modo per ricominciare a credere che nulla è impossibile quando c’è la volontà e un atteggiamento positivo.
E così è stato: i mesi di allenamento sono stati tanto entusiasmanti quanto la gara stessa, vedere i piccoli progressi da una settimana all’altra è incoraggiante e gli ultimi dieci giorni prima della Marcialonga si vive una sensazione molto simile a quella che si provava da bambini la settimana prima di Natale.

 

Enrica Vanzetta durante la Marcialonga dello scorso anno

 

Quanto e come ti stai preparando alla Marcialonga?

Quest’anno mi ritengo molto fortunata perché abbiamo avuto le prime nevicate già a inizio novembre e questo mi ha permesso di fare le prime uscite già in quel periodo, così da arrivare pronta a dicembre per i primi allenamenti lunghi. Durante l’estate vado tanto a camminare in montagna e anche questo sicuramente aiuta.

Ti prepari da sola o c’è qualcun altro che lo sta facendo con te ?

L’anno scorso ho avuto la fortuna di condividere preparazione e gara con mia cugina. Era la prima volta per entrambe e ci siamo supportate e incoraggiate fino al traguardo, condividendo emozioni che andavano dalla paura alla gioia estrema.
Quest’anno invece mi sto preparando per una gara in solitaria, che sarà una sfida tutta nuova. Ho un bellissimo ricordo della scorsa edizione, ma allo stesso tempo sono curiosa di mettermi in gioco e di vedere come affronterò i momenti di cedimento nella seconda parte di gara. Sono sicura che se li supererò, sentirò di aver conquistato molto più dei 70 km di pista.

Da residente in Val di Fiemme, come si vive l’attesa a questo grande evento?

La Marcialonga è sempre stata una grande festa, non soltanto una gara. Quando ero piccola ci riunivamo tutti a casa di mia nonna, che si trova proprio a bordo pista e fin dal mattino, con zii e cugini, facevo il tifo a tutti i concorrenti, aspettando con impazienza il passaggio di amici e parenti tra gli iscritti. E si andava avanti fino al tardo pomeriggio, aspettando il passaggio dell’ultimo concorrente per incoraggiarlo. Pensare che quest’anno farò parte anch’io di questo evento è una grande gioia e sicuramente una delle emozioni più grandi sarà proprio il passaggio davanti a casa della nonna.

Quali sono le tue paure nell’affrontare la gara?

La mia paura più grande è l’ultimo tratto di pista perché so che c’è un momento in cui la stanchezza e i dolori muscolari giocano un brutto scherzo alla forza di volontà. Soprattutto perché, non essendo un’atleta ma piuttosto uno dei famosi “bisonti”, vivrò quel momento dopo tante ore di gara e vedrò il sole tramontare e il supporto del pubblico diminuire. È li che inizierà la sfida nella sfida, e farò appello a tutto il mio coraggio e alla mia determinazione per non mollare!

Cosa provi appena taglierai il traguardo a Predazzo?

Al solo immaginare il momento dell’arrivo al traguardo di Cavalese, mi vengono gli occhi lucidi. È una conquista, ma non soltanto per la prestazione fisica, anzi! Per me sarà la conclusione di una sfida di coraggio e di fiducia in me stessa iniziata due mesi fa. Concludere la Marcialonga per me significa che posso farcela, che se mi impegno e ci credo veramente posso raggiungere i miei obiettivi. Mi ricorda che dentro di noi abbiamo risorse infinite e che dobbiamo solo permettere loro di uscire. È una sensazione che poi cerco di mantenere viva per tutto il resto dell’anno.

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