MONTAGNE SENZA VETTA

Quando la rinuncia non è una sconfitta, ma qualcosa di prezioso, da custodire nel tempo. Qualcosa da raccontare senza vergogna, una sensazione che ti fa sentire libero: senza frustrazioni nè debolezze. Qualcosa, a volte, che ti permette di migliorare e di tornare a casa sano e salvo dai tuoi cari. Una vocina da dentro che ti ferma e ti impedisce di commettere errori che, a volte, possono risultare fatali. Ventuno alpinisti trentini e italiani hanno avuto il coraggio di mettersi “a nudo” e raccontare una loro rinuncia. Per una volta non hanno parlato di grandi imprese, ma di una vetta non raggiunta. Non importa quale fosse la meta o la cima da raggiungere, gli alpinisti hanno scavato nelle loro sensazioni e nei loro “sentimenti”: il risultato è stato un libro molto profondo, ricco di riflessioni e testimonianze vere.

“Montagne senza vetta – Il coraggio di sentirsi liberi” è il titolo del libro che Massimo Dorigoni ha voluto realizzare per portare a termine un progetto molto ambizioso: quello di dotare i rifugi alpini del Trentino di defibrillatori. Grazie ai proventi ricavati dalla vendita del libro (15 euro), si potranno acquistare i defibrillatori semiautomatici che potranno salvare la vita di tante persone. Il progetto è supportato e promosso dal Tavolo della Montagna, composto dalla Sat, Soccorso Alpino Trentino, Associazioni Rifugi del Trentino, Collegio delle Guide Alpine e dall’Accademia della Montagna.  Massimo è stato spinto nel compiere questo progetto, per un’esperienza vissuta in prima persona, quando suo padre è stato poco bene mentre cercavano di raggiungere Capanna Piz Fassa, al Piz Boè.

La prefazione del libro è a cura di Tamara Lunger, che a pochi metri ha dovuto rinunciare alla vetta del Nanga Parbat nella spedizione nel febbraio 2016 con Simone Moro, che spiega come “la montagna è come la vita reale: se si trova il partner ideale allora non ci sono più fallimenti”.  Nel libro sono raccolte altre testimonianze di altre forti alpiniste trentine, parliamo della guida alpina trentina Marika Favè, di Caterina Mazzalai e Sabrina Tamanini.

Marika Favè racconta come in montagna il “rischio zero non esiste”. Una frase che l’ha fatta sempre molto riflettere e con la quale si è dovuta confrontare durante una scalata in Marmolada. “Forse il pensiero della morte non mi è mai stato così vicino come quella volta”, racconta nel libro, dopo che il suo compagno di cordata è volato in parete: entrambi si sono salvati grazie ad un friend viola.

Marika Favè

Caterina Mazzalai, presidente della Sat di Ravina, parla invece di un sogno che si è frantumato: quello di raggiungere la cima del Monte Bianco, una rinuncia che, in seguito, l’ha  però portata a capire l’importanza di quel gesto.

Caterina Mazzalai

Infine Sabrina Tamanini, istruttrice di scialpinismo della Scuola Graffer, ha dovuto rinunciare ad una salita sul Grandes Jorasses, a causa di uno scarpone rotto. Tutte storie da leggere d’un fiato, comodi sul divano, immaginando di essere là con loro.

Massimo Dorigoni, supportato dal Tavolo della Montagna, sta organizzando diverse serate in Trentino e fuori provincia per far conoscere il suo libro. La prossima è nella sala della Circoscrizione di Ravina, il 22 novembre, alle 20.45. Ingresso libero.  Porteranno la loro testimonianza alla serata anche Mauro Loss, già direttore della Scuola Graffer e la guida alpina Andrea Zanetti.

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