Consigliato a chi ama un discreto dislivello (circa 1400), gli ambienti selvaggi e poco frequentati e soprattutto per godere ancora di queste bellissime giornate autunnali. Io l’ho fatto per la prima volta sabato scorso (21 ottobre) con Emanuela. Nessuno di noi due aveva nemmeno la vaga idea di dove parcheggiare la macchina e come sarebbe stato il nostro percorso fino in cima e ritorno. Solo una cartina (anche vecchia) e qualche lettura su internet per capire che tipo di itinerario avevamo scelto. Nello zaino, oltre al panino e borraccia, abbiamo infilato anche “il set da ferrata”. La sicura presenza di qualche cordino e quale staffa metallica non ci avrebbe trovate impreparate.
Parcheggiamo la macchina a Pietra (mt.700), una frazione di Cimone. Il cielo è grigio ma in alto si intravvede un lembo di cielo sereno. Siamo fiduciose. Imbocchiamo il Sentiero SAT N. 638. Dopo poco arriviamo al primo punto indicato dalla cartina: Case Spagnolli. Le vigne sono color oro e risaltano sui prati ancora verdi. Un rapido sguardo a questo pugno di case rustiche e iniziamo davvero a salire. Il sentiero si snoda nel bosco, sentiamo l’umidità sulla pelle, sentiamo il caldo della fatica. Lo sguardo si posa sul larice dai colori caldi che contrasta con il verde scuro dell’abete. Finalmente siamo fuori dal bosco, l’umidità si sente meno e il nostro salire ora è più confortevole. L’ambiente è selvaggio, fatto di strette vallette ricamate da belle rocce di calcare.
Abbiamo percorso ormai più di mille metri di dislivello, ormai siamo a quota 1841, troviamo una bella panchina (SAT Aldeno) da dove si può ammirare la valle dell’Adige, ma dove soprattutto ci rifocilliamo per bene e ci prepariamo per il tratto di sentiero più tecnico. Indossiamo l’imbrago e il caschetto e ci accorgiamo solo all’ora di essere osservate: Un camoscio curioso, ma per nulla spaventato, tanto che …. si è messo dormire. Svoltiamo prima a destra, poi a sinistra, un po’ in su e un po’ in giù su queste cenge che seguono l’andamento delle vallette. Ora un cordino, poi una staffa. Siamo a quota 1860. E così la salita si fa divertente.
Si fanno le foto, ci si guarda in attorno e ci si guarda anche a vicenda per vedere se va tutto bene. Il piede è sicuro, la mano anche. Siamo forti!!!!! Incredibilmente nessuno sul sentiero ma, avvicinandoci alla sella del Doss d’Abramo (mt. 2070) sentiamo voci. Il nostro sentiero ora è sui prati sotto la sella. Erbe ormai esauste, sembrerebbe tutto secco. Ci sono però tantissime stelle alpine sfiorite che hanno il loro fascino. Una foto dietro l’altra mentre si apre il panorama sulle Tre Cime. Si vede gente sul Doss d’Abramo, sulla Cima Verde che a breve raggiungiamo. C’è il sole, c’è un cane che scodinzola allegro, persone sedute sul prato che godono, come noi, di questa bella giornata di sole. Laggiù in basso una foschia grigia: siamo fortunate, noi respiriamo aria pura!
Siamo pronte al rito: panino, acqua e… una thermos di caffè.
Per il ritorno decidiamo di prendere il sentiero “Sparavei” – segnavia SAT N. 630 che scende ripido e molto panoramico con ancora qualche tratto attrezzato. Raggiugiamo con passo svelto il Rif. Larentis (mt. 1502) e poi ancora Malga Albi. Dalla Malga scendiamo ancora e non si accorgiamo che a loc. Rocal ci sarebbe stato un sentiero che ci avrebbe riportato al nostro punto di partenza e così invece proseguiamo lungo la strada fino a Gatter. Di li, con un fortunato passaggio motorizzato ci ritroviamo in un batter d’occhio a Pietra.
Alcune info:
punto di partenza: località Pietra, Cimone (mt. 700)
punto di arrivo: Cima Verde (mt. 2100)
dislivello: 1400
Sentiero di salita: segnavia SAT N. 638 (SENTIERO DEL CORAZZA)
Sentiero di discesa: segnavia SAT N. 630 (SPARAVEI)
Tempo di percorrenza: circa 6 ore.
Nota 1. Qualche tratto attrezzato con cordini e staffe metalliche
Nota 2: TANTO DIVERTIMENTO