Durante una serata del Trento Film Festival, “Climbing in Iran e libertà. Come la gravità porti all’uguaglianza”, abbiamo potuto conoscere NASIM ESHQI, l’unica climber professionista iraniana che pratica l’arrampicata all’aperto, un’alpinista capace di aprire vie su roccia con all’attivo già una settantina di ascese.
Una pioniera dell’arrampicata sportiva outdoor. Le montagne da scalare però, come sapete, in Iran non sono solo fisiche ma anche barriere sociali culturali e religiose. Nasim, è l’unica donna in Iran a fare dell’arrampicata all’aperto la sua professione: su 80 milioni di abitanti sono solo 300 le donne che praticano l’arrampicata in palestra con orari separati dagli uomini e solo una decine quelle che lo praticano outdoor, ma nessuna è al livello di Nasim..
Nasim ha 36 anni, è cresciuta e nata a Teheran la capitale dell’Iran in un contesto popolare e tradizionalista. Ex atleta di kickboxing, scala da 13 anni, ha all’attivo diverse vie in Armenia, Georgia, Turchia ed è riuscita a raggiungere il livello di scalata 8b in parete.
Facendo un passo indietro, già da piccolissima Nasim era una bambina ribelle, iperattiva, maestre e genitori non sapevano più come fare a contenerla. Lei soffriva perchè la fecevano sentire una bambina “anormale”. Crescendo non pensava certo al matrimonio, ma a praticare sport, prima il kickboxing, poi è stato amore a prima vosta con l’arrampicata. Uno sport che ha dovuto imparare praticamente da autodidatta, visto che in Iran è proibito per una donna scalare con un uomo, soprattutto se questo è molto religioso o sposato.
Una passione “folle” dicevamo per l’arrampicata. Ha rinunciato, infatti, a tutto: ha lasciato il lavoro, ha iniziato a studiare Scienze Motorie e ha cominciato a viaggiare per migliorarsi. Nessuno ha fatto tutto questo in Iran.
La gravità per lei è una “sorta di divinità imparziale”, perchè non fa differenza tra uomini e donne. “Quando arrivi ai piedi di una parete, nessuno ti chiede il passaporto. Davanti alla montagna siamo tutti uguali”.
Per lei, dicevamo, perseguire questa sua passione in Iran, è pericoloso. Deve sempre stare attenta a quello che dice e alle interviste che rilascia. La società, infatti, la vorrebbe sposata, sempre con il capo coperto e un lavoro normale. I suoi genitori sperano che metta la testa a posto e metta da parte soldi per comprarsi una casa e un’auto.
Ma lei va avanti per la sua strada, e lo fa in modo originale. Quando scala, infatti, mette lo smalto rosa shocking, anche se sa benissimo che arrampicando verrà via. “Se alla sera vedo che è rimasto poco smalto, sono contenta: vuol dire che ci ho dato dentro con l’arrampicata” scherza Nasim.
Ha tanti sogni nel casetto, oltre che aprire una nuova via a cui dare il proprio nome sul monte Behistum, un enorme promontorio che si erge nel deserto, oggi patrimonio dell’Unesco, poco fuori Teheran, vorrebbe andare in Yosemite, anche se per il momento questo pare un obiettivo lontano.
In Iran, in generale, fare sport è difficile, è considerata una perdita di tempo. In Iran, nonostante il talento, nessuno ti prende sul serio. Soprattutto se sei una donna.
La condizioni della donna è cambiata dopo la Rivoluzione islamica del 1979. Ci sono foto che ritraggono atlete negli anni Settanta indossare uniformi simili a quelle Occidentali e con il capo scoperto. Mentre alle Olimpiadi di Rio del 2016, le atlete iraniane avevano testa, braccia e gambe coperte con tessuti tecnici. È proprio notizia di pochi giorni fa, che 5 donne sono state costrette a travestirsi da uomini per poter andare allo stadio eludendo la sicurezza. È quindi per questo che parte del tempo Nasim lo dedichi ad insegnare alle bambine: vuole che diventino scalatrici indipendenti.