Guida completa al SELVAGGIO BLU – Sardegna

Si legge molto su questo trekking ma credo sia meglio ripercorrere alcune caratteristiche fondamentali per essere preparati e fare le scelte più giuste:

COSA É IL SELVAGGIO BLU?

É un trekking di più giorni zaino in spalla ma è anche arrampicata, ferrata, calate. E’ definito come il Trekking più duro d’Italia (per alcuni d’Europa) ed è sicuramente è impegnativo.

Il Selvaggio blu non è un sentiero segnato e non ci sono rifugi o zone di ristoro di supporto E’ un percorso fatto di mulattiere avvolte nella fitta vegetazione costruite dai Carbonai nei primi del ‘900; di tracce dei pastori sardi per badare alle loro capre in un ambiente roccioso a picco sul mare aiutandosi anche con tronchi di ginepro (iscala ‘e fustes), di tratti di arrampicata(alcuni attrezzati con cavo metallico fisso, altri da attrezzare al momento con la corda), di calate in corda doppia anche di 60 m nel vuoto o lungo pareti verticali (attrezzate negli anni ’80 dai padri del Selvaggio Blu Verin e Cicalo).

Nonostante ci siano tracce GPS e mappe che lo descrivono, l’itinerario non è immediato e la via giusta non è sempre evidente cosi come l’accesso alle calate. I tratti alpinistici non vanno sottovalutati ed è sempre meglio accompagnarsi a guide esperte.

Durante il percorso non ci sono punti di ristoro o rifugi per cui ci si deve sistemare con il materassino e sacco a pelo a cielo aperto ed è necessario organizzare in anticipo i rifornimenti di acqua e cibo (da mare o terra a seconda delle tappe, del meteo e di dove si sceglie di passare la notte).

Ciò che lo rende “Selvaggio” è l’insieme di tutte queste caratteristiche ed è così che l’ho vissuto ed è cosi che lo consiglierei.

Io l’ho percorso nell’ottobre del 2022 e non avevo mai dormito all’aperto; non avevo mai fatto calate. Sono partita con un buon buon allenamento fisico, piede fermo su terreni rocciosi e tanta voglia di misurarmi con qualcosa di NUOVO, DIVERSO, ORIGINALE.

Vista il numero di i varianti e la spettacolarità dei panorami lo rifarei anche subito!

CI SONO DIVERSI MODI PER AFFRONTARE IL SELVAGGIO BLU

Ci sono molte soluzioni di compromesso con jeep o barche che ti riportano in hotel per la notte e ti portano alla partenza della tappa successiva oppure soluzioni che includono servizi comodi con pernottamenti in tende, inclusa la doccia, o pernottamenti in lussuosi e comodi yacht. Io ritengo che optando per queste soluzioni non si possa più parlare di Selvaggio Blu ma solo Trekking in Sardegna.

Fondamentale: assicuratevi che chi vi accompagna durante il trekking sia una Guida Alpina certificata. Calare una persona o impostare una corda doppia non è compito difficile, ma è sempre bene affidarsi a chi ha competenze certificate ed è coperto da una polizza di responsabilità civile professionale in caso di incidente.

DA DOVE PARTE IL SELVAGGIO BLU?

Si parte da Pedralonga ed una guglia di 150 metri sul mare segna l’inizio ufficiale di Selvaggio Blu. Siamo sulla costa orientale della Sardegna nel Baunei. Circa 40km di sentieri sospesi misto terra e ghiaia, calate, ferrate, mulattiere nei boschi ci portano alla fine del viaggio a cala Sisine. Da qui si rientra in barca al punto di partenza.

Solitamente il trekking si divide in 4 o 5 tappe con 3- 4 notti all’aperto.

Pur con qualche variazione i percorsi proposti passano per alcuni punti strategici per bellezza ma anche per funzionalità (bagni rinfrescanti serali o mattutini): Portu Pedrosu. Punta Salinas Cala Goloritzè patrimonio UNESCO, Cala Mariolu, Cala Mudaloru, Buco di Su Felao,  Bacu Pendente, Grotta del Fico, Cala Biriala bosco di Oronnoro , frana di Plummare, Cala Sisisine.

L’itinerario proposto solitamente è legato al meteo oltre che alle capacità del gruppo per cui può sempre subire variazioni e ci si deve adeguare.

CHE ALLENAMENTO E’ RICHIESTO PER FARE IL SELVAGGIO BLU?

Bisogna avere esperienza escursionistica ovvero essere in grado di cavarsela su ogni tipo di terreno, un buon allenamento ovvero camminare una media di 6-7 ore di cammino al giorno con d+ intorno agli 800 metri a passo sicuro e non soffrire di vertigini. Infine è richiesta ottima capacità di adattamento e spirito di gruppo. Si dorme per terra e solo in caso di pioggia in qualche baracca, ovile abbandonato e grotta e non ci sono bagni né docce.

Anche se ci sono calate e tratti di arrampicata su roccia, non è fondamentale avere esperienza alpinistica e nemmeno sapere usare corda, imbragatura e moschettoni in quanto la guida che vi accompagna saprà darvi tutto il supporto e vi calerà e indicherà esattamente i passi da compiere.

QUANDO FARE IL SELVAGGIO BLU?

Il periodo consigliato è senza dubbio la primavera e l’autunno;

In primavera (aprile maggio) le giornate sono lunghe e la vegetazione rigogliosa; in autunno (settembre ottobre) probabilmente siamo più allenati e l’acqua è più calda per fare bagni rigeneranti lungo il percorso. Io sono andata in Ottobre ed è stato premiante sia per l’acqua calda che per i colori intensi dell’alba e tramonto sul mare. Non ho incontrato molta gente solo qualche gruppo. I “bivacchi”ed i punti calata liberi.

Tante sono le agenzie che organizzano il trekking e solitamente con partenza di sabato o venerdì meglio quindi cercare una soluzione con partenza di lunedì o martedì per evitare sovraffollamenti nei luoghi per il bivacco e tempi d’attesa nelle calate.

Per chi si approccia a questo tipo di avventura il meteo avverso non può certo essere motivo valido per cancellare il viaggio o chiedere lo spostamento del viaggio in altra data.

COSA METTERE NELLO ZAINO PER FARE IL SELVAGGIO BLU?

Portare con se tutto l’occorrente per 4 gg diventa quasi impossibile per cui anche nelle proposte più estreme sono previsti dei rifornimenti di acqua e di cibo oltre che trasporto del sacco a pelo. Può pero capitare che per condizioni avverse il rifornimento non sia possibile non avendo con sé il necessario per la notte si è costretti ad un cambio di programma.

  • Scarpe robuste – ciabatte/sandali per la sera
  • Zaino 40;
  • Sacco a pelo di peso medio-leggero (temperatura comfort intorno ai 5-10 gradi)
  • Materassino in poliuretano o
  • Imbragatura (una leggera tipo da ghiacciaio / sci alpinismo è sufficiente), due moschettoni a ghiera a base larga, uno spezzone di corda intera da 9-9.5mm lungo 3 metri
  • Caschetto da arrampicata
  • Lampada frontale
  • Tazza, piatto, posate
  • Giacca in impermeabile leggera
  • Piumino leggero
  • Felpa in cotone o pile leggero
  • 2 magliette possibilmente colore chiaro.
  • Robusti pantaloni in tela e pantaloni corti
  • Calze e mutande (almeno un paio di calze al giorno)
  • Costume da bagno
  • Bandana tipo Buff
  • Cappello, crema ed occhiali da sole
  • Repellente per insetti
  • Asciugamano e occorrente per toilette (telo in microfila)
  • Bastoncini non indispensabili e solo se pieghevoli (
  • Batteria esterna per caricare il telefono

Io mi sono portata anche un leggero telo retato antizanzare che nella notte a cala Biriala è stato molto utile.

Ho optato per una scarpa robusta da trail running con rinforzi sul tallone.

COME RAGGIUNGERE IL PUNTO DI PARTENZA DEL SELVAGGIO BLU?

Viste le proposte low cost per Cagliari da tutti gli aeroporti nazionali e internazionali, conviene raggiungere la Sardegna con l’aereo. Dall’aeroporto c’è un treno diretto per Cagliari da cui si può prendere il bus per Santa Maria Navarrese o Lotzorai (3.5h per 152km). Si possono inoltre organizzare dei transfer collettivi (6/8) per i partecipanti al trekking per circa 30-40 euro a persona dipende dai partecipanti(2h).

Io avevo tempo e quindi ho provato il trasporto pubblico ed è stato formativo perché si passa attraverso paesini e località poco turistiche e poco conosciute. Al rientro ci siamo organizzati con il gruppo e siamo rientrati con un taxi-van.

Ho appositamente limitato il numero di foto in quanto credo che mostrare troppo rischi di farvi perdere il gusto dell’aspettativa e della scoperta. Sarete voi, con le vostre foto a completare il viaggio.

#donnedimontagna

Paola

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