Una donna in montagna non deve misurarsi solo con l’altitudine, la sua è una lotta più ampia, è una lotta al “patriarchismo” delle vette, contro la sentenza del 1911 di Paul Preus: «La donna è la rovina dell’alpinismo».
Molta strada è stata fatta da questa frase.
Nel 1975, tre donne giapponesi Naoko Nakaseko, Masako Uchida, Meiko Mori divennero le prime alpiniste in vetta a un ottomila: il Manaslu.
Sempre nello stesso anno la prima donna, la giapponese Junko Tabei, raggiunse la cima dell’Everest. Realizzò anche la prima ascensione femminile dello Shisha Pangma nel 1981.
Tabei ebbe una straordinaria carriera alpinistica. Nel 1966 fondò il Ladie’s Climbing Club nel suo paese e nel 1970 aprì una nuova via sulla parete Sud dell’Annapurna III (7.555 m). Attivista ambientale, fu la prima donna a completare le Seven Summits (1992) e la prima a ricevere lo Snow Leopard (1995).
Nello stesso anno venne realizzata anche la prima spedizione senza ossigeno femminile a cura della polacche Halina Krüger Syrokomska e Anna Okopinska, che riuscirono a raggiungere la vetta del Gasherbrum II.
L’alpinista svizzera Marianne Chapuisat è stata la prima donna a conquistare un ottomila in inverno, il Cho Oyu, nel febbraio 1993. Lo fece a 24 anni, senza usare ossigeno supplementare.
Nello stesso anno, dall’altra parte del mondo, Lynn Hill scala per la prima volta in libera la via The Nose su El Capitan, impresa ritenuta fino ad allora impossibile, nonostante la caduta di 20 metri nel 1989. Domina i Rock masters vincendone ben 25 edizioni.
Si alterna, sui podi delle varie competizioni, con Catherine Destivelle. Si impegna ad alzare l’asticella del livello agonistico femminile nell’arrampicata nell’intento di dimostrare che le donne sono in grado di arrampicare e fare alpinismo al pari degli uomini.
Dopo l’agonismo dell’arrampicata il suo interesse si sposta verso la sua vera e grande passione: l’alpinismo. Delle sue innumerevoli spedizioni, Catherine ha fatto dell’arrampicata in solitaria la sua ispirazione principale.
Nel 2020 è la prima donna a ricevere il Piolet d’Or.
Le donne citate e le imprese di cui si sono rese protagoniste, sono soltanto alcune di una lista innumerevole di alpiniste che hanno partecipato alla scrittura della storia alpinistica.
Imprese che mostrano come l’alpinismo sia divenuto negli anni una pratica sempre più femminile.