DI PADRE IN FIGLIA

È il tramonto, e la giornata ormai è terminata. Mi guardo attorno, faccio qualche passo e penso a quanto sia innamorata di questo posto in mezzo alle montagne e penso che non avrei potuto fare una scelta che poteva rendermi più felice. Finito il liceo linguistico, non sapendo ancora cosa fare del mio futuro, ho deciso di lavorare inizialmente nell’azienda di famiglia, ma mi è piaciuto così tanto che ho deciso di rimanere. Noi, io, mio papà Josef e mio zio Giorgio, siamo un’azienda che produce mele biologiche, situata a sud di Trento, per la precisione a Romagnano. L’azienda è stata creata da mio nonno Luigi, ceduta poi ai suoi figli, e infine sono arrivata io.

 

Il lavoro in campagna è uno dei lavori più vari che ci siano: con il susseguirsi delle stagioni, la natura e di conseguenza la vita vegetale cambia, si trasforma. Noi agricoltori tutto l’anno accompagniamo la pianta nel suo percorso, senza farle mai mancare nulla: dall’inverno con la potatura dei rami, la primavera e l’estate cercando di combattere funghi, insetti e curando il suolo, l’autunno con la raccolta del frutto: in realtà è tutto molto più complicato di quello che sembra, soprattutto per noi che utilizziamo il metodo dell’agricoltura biologica.

La grande differenza tra l’agricoltura tradizionale e quella biologica, è che con la seconda si utilizzano prodotti di derivazione naturale. L’aspetto però più importante che mi hanno insegnato mio padre e l’agricoltura biologica è che bisogna conoscere la propria campagna fino in fondo, dal primo all’ultimo insetto, dal primo all’ultimo fungo. Ho imparato soprattutto l’importanza di un’agricoltura che contribuisce a preservare il territorio, a mantenerlo sano, alimentando con questo il benessere delle persone.

In azienda sto imparando davvero un sacco di cose interessanti, in più ho deciso di intraprendere un corso per giovani imprenditori all’Istituto agrario di San Michele, per arricchire ancora di più il mio bagaglio di conoscenze. Spesso le persone non sanno che impegno ci sia in agricoltura: la gente tende a volte ad avere una visione romantica di questo lavoro, che invece è fatto di continui aggiornamenti, fatica, impegno e confronto con un mondo agricolo tradizionalmente maschile.

Il mio progetto di azienda futura, oltre al mantenimento del frutteto, è quello di creare un agriturismo dove poter offrire il nostro prodotto e organizzare visite guidate in azienda, per far capire fino in fondo cosa significhi agricoltura biologia e far vivere un’esperienza a persone che non hanno la fortuna di vivere in mezzo alle montagne e al verde come me.

In questa prospettiva, da quest’anno, ho iniziato a fare degli esperimenti di abbellimento dei campi con qualche bell’aiuola di girasoli, dando così un tocco femminile all’azienda.

Questo ovviamente per me è solamente l’inizio e non vedo l’ora di mettermi in gioco, lasciando un’impronta personale nell’azienda e realizzare i miei sogni.

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