Anna Torretta: “Ecco come sarà l’estate in montagna”

Anna, in quanto guida alpina e professionista della montagna, quali sono le tue previsioni per il turismo estivo in  montagna? 

Ci sarà un ritorno entusiasta, come se si scappasse di prigione, all’outdoor, alla vita all’aria aperta, ne sono sicura. Ma ci saranno delle limitazioni, e il ritorno sarà lento. Credo che le montagne cominceranno a ripopolarsi di gente che scappa dalla città. Ci sarà più gente che vive in montagna e ne prende la residenza, lavora telematicamente da casa, ci saranno tante piccole Chamonix, con manager che proveranno a vivere in pianta stabile, in piccole località dislocate e con meeting di lavoro sempre più virtuali. Di conseguenza la gente avrà voglia di uscire di casa, godere della natura e affrontare la montagna in sicurezza. E quindi vedo un completo cambio di tendenza nell’outdoor condizionato dalle nuove prese di coscienza urbane globali, con una rinascita dei valori della comunità.

Oltre che ad essere una forte alpinista sei anche una scrittrice: “La montagna che non c’è” è stato il tuo primo libro, di cosa parla? É frutto della tua esperienza del reality show della Rai “Monte Bianco”?

“La montagna che non c’è”  che significa la prossima meta da raggiungere, racconta il mio modo di vedere e pensare la montagna, raccontato attraverso le mie esperienze. Parlo di 8.000, come di Sardegna, di maternità, ma anche di morte, del mondo delle Guide Alpine, di donne alpiniste, di esperienze in parapendio e di equilibrio con la natura.

Il reality è stato per me una sorta di trampolino di lancio, perché da allora sono diventata una faccia più pubblica e conosciuta, sono stata contattata da Piemme per scrivere appunto il libro, che però non doveva essere un’autobiografia, ma una storia.

Adesso sei al tuo secondo libro, questo di cosa parla? Scrivere ti riesce facile, è una cosa che ti viene naturale come l’arrampicata ?

Il mio nuovo libro si intitola: “WHITEOUT. Coraggio, audacia, speranza. Il mondo attraverso gli occhi di tre donne che hanno visto nella fine un nuovo inizio”, HOEPLI editore.  E’ stato scritto insieme a Eleonora Delnevo e Dorota Bankowska e racconta la nostra storia di amicizia nata dopo una conferenza TEDX, racconta le nostre battaglie e rivincite. E’ un libro attuale che parla di un whiteout psicologico, diverso, ma in molti aspetti simile a quello che stiamo vivendo in questi giorni. Un libro dedicato a chi ha bisogno di trovare la forza per rialzarsi. A chi non vuole rinunciare. A chi crede nei sogni.

Mi viene naturale scrivere, ma non sempre mi è così naturale scrivere nella forma corretta per appassionare il lettore. E questa chiave di scrittura mi affascina. Certamente ci vuole una dote di fondo, ma poi senza l’esercizio continuo non si può migliorare, è proprio un po’ come la scalata. Devo dire che ho imparato molto e molto sto imparando.

Come nasce la tua passione per la montagna, grazie ai tuoi genitore a 12 anni avevi già fatto un 4 mila..

A 12 anni i miei mi portarono sul Gran Paradiso, dopo aver fatto già alcune uscite su ghiacciaio insieme a loro accompagnati dalla Guida Alpina Franco Girodo. Sapevano di fami un regalo, non mi sarei mai tirata indietro. La mia passione era nata da piccolissima, mi son sempre arrampicata ovunque, anche sul seggiolone. I miei portavano mia sorella e me a fare le passeggiate in montagna, dove avevamo la casa, a Bardonecchia, in Val di Susa, e a Rosazza, in Valle Cervo sopra Biella. Io quando arrivavo in montagna respiravo un’altra aria, mi sentivo come Heidi, con i monti che mi sorridevano, ma senza caprette!

Anna Torretta

Negli anni hai partecipato a competizioni sportive ad alto livello, sei stata vice campionessa del mondo di arrampicata su ghiaccio e hai scalato via di drytooling di un certo livello!

Certamente è stata una fase importante della mia vita, le competizioni su ghiaccio, mi hanno fatto andare sulla carta patinata delle riviste di arrampicata. Ho fatto gare per quasi 9 anni, dove ho viaggiato molto, conosciuto tanta gente con la stessa passione, che ritrovo ancora oggi ai meeting di arrampicata su ghiaccio. Poi ad un certo punto ho detto basta e sono scappata da quel mondo perché il “richiamo della montagna” era troppo forte. A fianco delle competizioni scalavo spesso in ambiente ed è stato il periodo in cui ho salito le vie più dure, fino al M12, del misto moderno o dry tooling. Poi mi son stufata, volevo tornare alle mie cascate di ghiaccio, quelle con tanto ghiaccio, che non sono così dure come una via di dry fisicamente, ma hanno un ingaggio molto maggiore. E poi l’ambiente in cui si trovano è meraviglioso.

E poi nel 2005 diventi guida alpina, e sei ancora l’unica donna nella società delle guide di Courmayeur..

In realtà esercito la professione dal 2000 in Austria dove ho iniziato il corso Guide. Nel 2005 sono entrata come socio nella storica Società Guide di Courmayeur, dove è vero ancora oggi sono l’unica donna. In realtà in Val d’Aosta siamo 5 donne su 200 guide, una risiede a Chamonix e le altre in valle. E’ vero ne servirebbero di più…

Sei una donna che ha saputo trovare il suo posto in un mondo di uomini, e sproni anche le altre donne a farlo… per questo lo scorso anno abbiamo deciso di organizzare il primo meeting delle donne guide alpine ad arco in Trentino e il primo Women’s Climbing day.. vuoi raccontare tu come è nata l’idea?

Volevo da tempo organizzare un ritrovo tra donne guida alpina, che in Italia non era mai stato organizzato, ho tante amiche, che non vedo mai, sarebbe stata l’occasione giusta! Poi da cosa è nata cosa, ho incontrato Marzia Bortolameotti e ci siamo dette, ma invece di un semplice ritrovo, facciamolo diventare un meeting, un modo di parlare della professione al femminile, un modo di farci conoscere. Insieme abbiamo così organizzato il primo meeting delle donne guide alpine e il Women’s climbing day ad Arco di Trento a novembre.

Primo Women’ s Cimbing Day

Quest’anno lo vorremmo riproporre il primo week end di ottobre, ma appunto vediamo anche dal l’evolversi della situazione …

Avremo modo di discutere tra donne guide, come vediamo lil futuro della nostra professione, come possiamo distinguerci e come possiamo superare il post Covid-19 o la fase3. Sicuramente sarà all’insegna della sicurezza, con degli atelier appositi per le ragazze che partecipano. Noi guide alpine dobbiamo inserirci come formatori della nuova sicurezza in montagna, saremo un modello per tutte le ragazze che partecipano al meeting. L’anno scorso abbiamo avuto una grande partecipazione, nonostante il tempo incerto, e dovuto chiudere le iscrizioni a 50 persone. Quest’anno cercheremo di aprire il meeting a tutte le ragazze che vorranno partecipare.

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