E da un po’ che penso a questa escursione e alla Madonnina Bianca posta in vetta.
Solitamente la leggiamo descritta come la vetta sopra i 4000 più facile. Ma di facile sopra i 3000 metri non c’è nulla e non è una cima da e per tutti. Buon allenamento, confidenza con altitudine, ghiacciaio e arrampicata sono necessari.
Partiamo alle 6:30 da Trento e arriviamo al parcheggio di Pravieiex in Valsavarenche (AO) a 1835 mt. verso le 12.00; Il parcheggio è piccolino ed è già pieno. Mangiamo qualcosa e portiamo l’auto al parcheggio alla fine della valle a circa 3.5 km più su perché l’idea è quella di salire dalla normale partendo dal Rufugio Chabod a 2710m e scendere dalla normale che arriva al rifugio Vittorio Emanuele a 2735m.
La salita al Chabod è piacevole, all’ombra di un bosco verde che sembra incantato lungo un sentiero curato e particolare con dei muretti a secco che segnano i tornanti. All’uscita del bosco dopo qualche minuto di cammino appare nella sua maestosità Il Gran Paradiso e con la sua parete verticale (la Nord) e la sua larga striscia di ghiaccio che porta fino alla sella. Fiori colorati di montagna e ruscelletti ci accompagnano fino allo splendido rifugio con il suo piazzale e le sue sedute e tavoli accoglienti affacciati al Gran Paradiso.
Il rifugio è stato rinnovato/ ampliato ma si inserisce in maniera gentile nell’ambiente naturale ed è curato anche all’interno. Il dislivello dal parcheggio al rifugio è modesto (890 mt) e ci permette di risparmiare energie per il giorno dopo. Il costo del pernottamento con mezza pensione in stanza a due letti è di 70 euro.
Sistemata la nostra attrezzatura ci godiamo un piccolo giro intorno al rifugio. La temperatura è perfetta, lontano dai 35 gradi della città e si sta bene con una giacchina leggera. La cena è alle 19:00 e la sala è piena di giovani e meno giovani, molti stranieri, con il viso emozionato e contento per l’avvicinarsi dell’avventura. Ci sono alcune guide che descrivono il programma di partenza e che insegnano qualche nodo ai propri clienti. Alle 20:35 il sole ci regala uno splendido arrivederci con un bel tramonto arancio che si riflette sulla parete del ghiacciaio; Ore 9:30 siamo già nel sacco letto. Non è facile dormire in rifugio ma basta anche solo riposare tanto ci penserà l’adrenalina a farci svegliare per bene la mattina.
Alle 3:30 la sveglia ci ricorda il programma della giornata!; colazione con qualche fetta di pane burro e marmellata ( la mia colazione preferita) e siamo fuori. Non c’è vento e la temperatura è più alta di quello che pensavo. Basta un pile e l’antivento. Non servono neppure i guanti leggeri. Accendiamo la frontale e via. Non c’è ancora nessuno sulla via. I primi sono partiti già da un ora e si vedono le lucine all’inizio del ghiacciaio.
Seguiamo il sentiero fino alla pietraia poi cerchiamo gli omini che segnano la via sulle pietre (che spesso scaricano cambiando la traccia). Dietro di noi due ragazzi e una famiglia francese. Arriviamo sul ghiacciaio, mettiamo i ramponi casco e imbrago. Meglio mettersi anche fascetta e guanti. Saliamo in cordata (siamo in due) e iniziamo a fare zig zag tra i crepacci ben visibili alcuni anche molto profondi e larghi. Mi fermo a guardali perché riflettono la luce dell’alba e sono bellissimi. Alcuni tratti sono in leggera pendenza altri hanno una pendenza maggiore ma si procede sempre senza difficolta.
La neve è buona e i ramponi si aggrappano senza problemi al terreno garantendo stabilità. Arrivati alla Sella d’Asino incontriamo le cordate che salgono dal rifugio Vittorio Emanuele. Dalla sella la pendenza aumenta un po’, procediamo a passo lento ma continuo e raggiungiamo la cresta finale. Ci togliamo i ramponi per arrampicare (grado II). La via”bassa” è quella indicata per salire con alcune staffe sul salto finale che ci porta alla famosa Madonnina del Gran Paradiso. E ‘piccola e bianca e tutti la vogliono abbracciare. Noi siamo fortunati e siamo al suo cospetto con solo un’altra coppia di giovani spagnoli. Il cielo azzurro e terso ci regala una vista incredibile. Il gigante Mr. Mont Blanc è perfettamente visibile. Qualche foto e lasciamo l’ambito e molto piccolo spazio della cima ad altri alpinisti che stanno avanzando.
Scendiamo dalla via “alta” passando da una parete molto esposta sulla parete strapiombante. L’anello per salire e scendere è fortemente suggerito per evitare che chi scende si scontri con chi sale. La discesa è tranquilla e veloce. Alla sella prendiamo la via per il rifugio Vittorio Emanuele che raggiungiamo in oltre due ore di ghiaccio neve e pietre. Ci bagnamo nel torrente che accompagna tutta la discesa perché il sole è alto e cocente. La neve che fino a poche settimane prima ricopriva tutta la vallata quasi fino al rifugio si è sciolta lasciando pericolosi e instabili ponti sospesi sull’acqua che ci costringono spesso a cambi di direzione. Finalmente il Rifugio e il suo laghetto di acqua glaciale. Il rifugio ha una struttura particolare e lucente coi il suo tetto che pare argento.
Pranziamo con un tagliere di prodotti tipici della Valsavarenche e l’immancabile birra media come premio per la scarpinata. Alle 13 zaino in spalla e via. Il sentiero a zig zag non è particolarmente pendente ma ha uno sviluppo importante. D’altra dobbiamo scendere di 1000m di D-.
Sarà la stanchezza ed il sole ma discesa mi sembra eterna e non vedo l’ora di arrivare alla macchina. Alle 14:15 siamo giù. Ci laviamo nel torrente e via partenza verso Trento. Il giorno dopo si lavora.
Penso e ci ripenso: il consiglio di Anna di fare la via normale dallo Chabot e rientrare dal Vittorio Emanuele è stato vincente. Grazie Anna!! E Grazie a Donne di Montagna che propongono cosi l’escursione al Gran Paradiso. La salita al rifugio è più varia e stimolante e si risale un bel ghiacciaio, vivo, per oltre due ore prima di arrivare alla famosa sella di congiunzione delle due vie. Fortemente consigliata.
Anna Torretta è un affermata guida alpina, scrittrice, architetto, mamma, di cui ultimamente si parla per la spedizione sul K2 (luglio 2024) di cui lei è stata leader. Anna accompagna i gruppi su questa splendida cima, e non solo questa, per Donne di Montagna.
Paola