NUOVE VIE DI MISTO AL GRAND FLAMBEAU

Sul finire del 2019 riesco finalmente a ritrovare un amico che non vedo da tempo, una di quelle persone da cui posso dire di avere imparato – spero! –  molto in montagna e che posso ringraziare per l’aver creduto in me, nonostante io sia una ragazza… Lo dico con cognizione di causa, perché capita ancora spesso di essere messe da parte per questo assurdo motivo e in più occasioni l’ho vissuto sulla mia pelle; per questo ci tengo a ricordare sempre le persone che si sono comportate diversamente. A fare da fil rouge è il luogo in cui ho vissuto la mia iniziazione all’alpinismo in alta quota, che spesso negli ultimi anni ci ha visti tornare e ritrovarci sulla stessa terrazza della prima volta; da questo balcone a sbalzo su ripidi pendii – d’estate detritici, ora nevosi – si contemplano i tramonti osservando l’elegante e ardito profilo della cresta di Peuterey, che culmina in cima al tetto d’Europa: siamo sul versante italiano del Monte Bianco, nel punto in cui maggiormente si mescolano i passi dei turisti e degli alpinisti di tutto il mondo. Qui, ad una decina di minuti dalla stazione d’arrivo della SkyWay, un paio di mesi fa è nato un vero e proprio settore di vie di misto moderno sulle pareti del Grand Flambeau. Potevamo rimanere del tutto indifferenti e non cercare un modo di tornare a respirare quell’aria che ci piace tanto in una stagione in cui siamo più soliti rimpiangerla da casa? Quale scusa migliore per ritrovarsi se non una salita nuova?

Cartolina da Punta Helbronner

Carpe diem…

Nell’autunno scorso nel massiccio del Bianco si sono verificate le condizioni favorevoli alla formazione di una linea che la guida alpina Ezio Marlier aveva avvistato già una quindicina di anni fa; dopo essere riuscito a realizzare la salita di quella che viene battezzata “Cuori di Ghiaccio” il 25 ottobre, comprende ben presto che c’è spazio per altre linee e nei giorni successivi ne vengono aperte ben altre otto. Una viene aperta il giorno precedente alla nostra visita, ed una il giorno stesso e vi assistiamo in diretta. Le nuove vie hanno difficoltà tra M5 e M8. Il Grand Flambeau, la cui qualità della roccia nella stagione estiva scoraggia da qualsiasi tentativo, si trasforma così in una vera e propria palestra di misto moderno, le cui vie sono sì attrezzate (solo le soste e rari spit in passaggi chiave; le ultime sono state invece lasciate volutamente trad) ma necessitano di dimestichezza nel proteggersi e un sufficiente livello tecnico, inoltre sono strettamente legate a condizioni transitorie, per cui effimere, richiedendo infine capacità di valutazione. Siamo lontani dall’idea di una affollata falesia. Non per gioco, ma con testa!

Grand Flambeau

 

“Queste pareti in gran parte dell’anno non sono assolutamente percorribili a causa della qualità della roccia decisamente instabile, ma grazie alla neve e al freddo che tutto compatta sono aperte nuove possibilità. In queste vie impari il ‘mestiere’, metti in pratica quello che hai imparato nelle palestre di total-dry e la neve e il poco ghiaccio condiscono l’ambiente. Il ghiaccio è poco, fine, e queste vie sono la normale evoluzione delle goulotte piene di ghiaccio: questo “misto moderno” consente la pratica in periodi e pareti diversamente impossibili.

In queste vie i chiodi da ghiaccio li si lascia a casa. Devi trovare il momento e le condizioni, non basta cercare su internet la linea, bisogna informarsi, conoscere il posto e le condizioni, bisogna guardare e immaginare, aspettare e provare, il periodo giusto ed il momento che spesso è relegato a qualche settimana, ciò che i grandi maestri chiamavano ‘cultura alpina‘.” E.Marlier

Con il freddo e le moderne tecniche di arrampicata su misto e ghiaccio si aprono nuove possibilità che permettono sia di trovare spazi per aprire linee inedite, sia di reinterpretare i terreni dell’alpinismo classico, ma si tratta di saper osservare, attendere ed infine cogliere gli attimi giusti. Insomma, ci sono ancora pagine bianche da scrivere!

Cuori di ghiaccio

Ecco una panoramica delle vie aperte al Grand Flambeau nell’autunno 2019:

Settore sinistro, versante est, da sinistra a destra: Monia mena M8, Ginogigio M7, S.E.xocet M6, Il vecio M7+, Dihedral Frutti di mare M8, Cuori di ghiaccio M6;

 

Settore destro, versante est-nord-est, da sinistra a destra: Cuori di ghiaccio M6, Koala pirla M5, Gaietta M6, La vie in rose M6

Con Andrea siamo saliti al Grand Flambeau proprio per provare la prima linea aperta, Cuori di Ghiaccio. La via attacca in un diedrino una trentina di metri prima di un evidente spigolo nella parete nor-est.

l’attacco della via

Difficoltà: TD+, M6

Descrizione dei tiri (di E.Marlier):

L1: bel tiro con passi di M5, sosta su fix con cordone su cengia al centro della goulotte, 25m
L2: M7, subito uno strapiombo abbastanza difficile nel ribaltamento (fix a sx sopra lo strapiombo), goulotte e uscita ancora da tirare un po’, fix in uscita e sosta su fix e cordone, 30 m
L3: difficoltà classiche 50° verso sx alla base della goulotte, sosta su fix e cordone a dx, 45 m
L4: seguire la goulotte (stupenda) e poi i pendii aperti, 45 m
L5: ancora difficoltà classiche fino ad un evidente triangolo dove si incrocia l’ultima sosta di Koala Pirla, 45 m

Per una ripetizione sono necessari una serie di friend fino al 3 BD, una serie di nuts, fettucce, mezze corde da 50m.

Per me venir qui, ancor di più dopo un mese un po’ grigio in tutti i sensi, è stata una gioia nel rivedere e rivivere questi luoghi a cui sono molto affezionata e al tempo stesso un’ottima scuola che mi stimola a voler sempre crescere, imparare e migliorarmi, tanto più che in questa stagione -ahimè – non avevo ancora avuto modo di riprendere piccozze e ramponi. Ecco qualche foto di qualche istante della salita e di questa bella giornata.

ritorno al Rifugio Torino

 

foto A.Garelli

 

Un ultimo spunto… Con le giuste condizioni si può continuare la giornata con una stupenda discesa in sci della Vallée Blanche!

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